Evocare emozioni e stimolare il dialogo
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Questa galleria è stata concepita come un luogo di ispirazione e di connessione, un luogo dove l’arte può parlare direttamente ai nostri cuori e alle nostre menti. Qui, potremo immergerci in opere visionarie, esplorare nuove forme di espressione e scoprire l’incredibile talento degli artisti contemporanei.
L’arte moderna ci sfida a vedere il mondo con occhi diversi, a superare i confini tradizionali e ad abbracciare l’innovazione. Attraverso la pittura, la scultura, la fotografia e molte altre forme d’arte, potremo abbandonarci all’emozione e al pensiero critico.
MISSION
ARTE COME LUOGO DELL’ANIMA
L'arte moderna ci ispira ad osservare con occhi diversi
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Questa galleria è un luogo di inclusione, dove l’arte può unire persone di diverse provenienze, culture e punti di vista. È un luogo in cui ciò che conta davvero è la capacità delle opere d’arte di comunicare, di evocare emozioni e di stimolare il dialogo.
L'artista utilizza varie tecniche pittoriche e supporti che vanno dalle tele alle stampe fotografiche e alle sculture. La sua arte è caratterizzata da una pittura molto fisica. L'arte di Casotto nasce dalle relazioni della vita quotidiana e dalle esperienze vissute, è sempre stato affascinato dal modo in cui le persone si relazionano tra loro e dalle loro storie. Per lui il sogno e la speranza sono due pilastri fondamentali nella sua arte, cerca di rappresentare queste sensazioni attraverso immagini imperfette, ripercorse più volte proprio per rappresentare questo desiderio di sogno e di speranza.
All'artista piace che ci sia un po' di mistero tra il quadro e lo spettatore, preferisce non dare una spiegazione completa del dipinto, ma lasciare spazio allo spettatore per creare una connessione con il quadro e immaginare il proprio viaggio personale.
Migliaia di persone possono guardare il quadro mille volte e provare emozioni e sensazioni diverse. Per lui questa è la cosa fondamentale: arrivare al cuore delle persone, catturare la loro attenzione per un momento e portarle in un altro luogo.
Casotto vuole trasmettere un messaggio unico: c'è sempre spazio per un nuovo inizio e per trovare un modo personale di reagire a ciò che la vita ci porta.
Nasce ad Udine, primogenita, in una famiglia attraversata da propensioni artistiche a vasto raggio; il fratello Giuseppe farà il fotografo, la sorella Lucia la scrittrice, la madre, originaria di Crespano del Grappa e provieniente da un’agiata famiglia borghese Veneta, è pittrice, il padre, Friulano, con un passato da sportivo nell’ambiente del calcio, svolge l’attività di contabile presso il Ministero della Difesa. Ivana, forse come la maggior parte dei bambini, è molto ricettiva, assorbe tutto, probabilmente con la medesima inconscia propensione di voler essere come i genitori; di imitarne il modello, di essere gratificata dai loro riconoscimenti. La madre fa l’insegnante ma coltiva assiduamente la passione della pittura sin da giovane, in casa dipinge, un po’ sacrificata in una piccola stanza che la Burello descriverà poi come uno sgabuzzino, luogo magico e alchemico, dove lei inizia a provare curiosità verso colori e pennelli prima ancora che verso le bambole. Lo stanzino diventa il suo mondo, mentre accovacciata a terra osserva la madre dipingere, prende i suoi pennelli, traccia i primi segni, affascinata da quel mondo adulto e da questa madre artista. Dal padre eredita piuttosto quella componente del maschiaccio, e quindi gioca a pallone, in strada con gli amici.
La madre dipinge, fa parte del Gruppo “Circolo Arti Plastiche” di Udine, all’epoca unico centro di cultura al quale aderiscono, oltre ai famosi “dodici”, altri pittori, scrittori e critici d’arte friulani degli anni Sessanta che spesso li invita a casa. Frequenta inoltre il giro dei pittori a Venezia.
Ancora più interessanti, risultano per la piccola Ivana, le frequentazioni veneziane, dove la madre ha un fratello, Sergio Rigo, architetto, professore universitario e buon conoscente di Vedova, Santomaso, Pizzinato e altri. Lo zio talvolta porta con sé nelle visite presso gli atelier di questi artisti e lei ricorda ancora lo studio di Vedova, quello in cui operava prima di trasferirsi alle Zattere, vede il pittore “lanciare” i colori; e queste opere gestuali piene di materia che non raffigurano nulla di riconoscibile, risultano paradossalmente molto “vicine” a quella istintività che sembra affine al mondo del bambino, il bambino che traccia i primi segni con un gessetto sulla carta, prima ancora di cercare di disegnare qualcosa: una casa, un albero, la mamma..
Così la Burello inizia a dipingere, per questo motivo ineluttabile, dapprima cercando di imitare il figurativismo della madre, vedutista veneziana, o di nature morte con fiori, più tardi prende lezioni di acquerello dal suo insegnante di educazione artistica alle scuole medie, Tavagnacco, poi dal pittore friulano Pittino.
IMG_8926Non ha nemmeno vent’anni che inizia a partecipare a mostre collettive in Friuli-Venezia Giulia, successivamente a Parigi, Istanbul, New York, Philadelphia, e consegue una serie di riconoscimenti che la motivano fortemente nel suo successivo impegno, vince un concorso e viene premiata come giovane artista friulana a Roma nel 1987, in Campidoglio.
Ma già dai primi anni emerge prorompente la necessità di abbandonare il modello materno, quel rassicurante figurativismo perbenista, Ivana è ribelle, e riemerge dall’infanzia il gusto per l’astratto, il gestuale, quella cosa vista e forse non capita ma assimilata a Venezia, quando con lo zio aveva incontrato l’arte di Vedova.
La Burello è istintiva, passa da un estremo all’altro, una persona che in arte come nella vita si trova spesso a fare o essere ancora prima che a pensare. Si lancia nelle situazioni, senza paracadute, non è calcolatrice, forse vorrebbe esserlo, ma la sua natura è altra, l’impulso, la trasgressione, un bisogno di differenziarsi dagli altri, anche narcisisticamente; il suo bisogno di diversità e la sua impazienza la conducono molto spesso a bruciare le tappe, anche nella vita.
Nel 1995 si trasferisce a Milano e inizia la sua carriera in ambito pubblicitario. Milano le offre l’opportunità di dedicarsi all’arte, una passione impellente ma inespressa che l’ha accompagnata fin da bambina.
Inizia la sua attività artistica con sperimentazioni polimateriche utilizzando materiali naturali, anche organici, fino a giungere alla Annodanze: un accumulo ordinato di pensieri e oggetti inconsci che si incrociano in un ritorno cadenzato, un lavoro maniacale di cuciture e intrecci di corda sulla tela, alla ricerca di forma ed equilibrio, estetico e interiore.
Partecipa a numerose mostre collettive ed eventi artistici ed è presente in numerose pubblicazioni d’arte.
Le "Impressioni POP" di Andrew Tosh, URLATE con i loro titoli in maiuscolo, con la loro forza espressiva, come nella migliore ortografia CHAT, sono una metafora attuale, che ci riguarda da vicino. Andrew Tosh descrive un pensiero non passato, la scelta dell'immagine discorsiva e rappresentazione figurativa, racconta un mondo da subito chiaro, facile da approcciare e in cui immedesimarsi, senza privarci però del dubbio sulla motivazione di tale scelta che rimane nascosta all'apparenza, come una protezione involontaria che si cala sull'artista. La difficoltà nel giustificare frasi scomposte e nello stesso tempo indicative nella composizione, porta con se la speranza di un suggerimento per la lettura delle opere, affiancate a campiture delicate e a segni netti, intravediamo l'artista e il personaggio, esuberante e sincero, che, non appena possibile, fa in modo di spiegarci chi sia Andrew Tosh, che cosa lo rappresenti e semplicemente, che cosa riveste importanza per lui e la sua arte: l'amore, il glutine, la poesia e la musica sono solo alcuni dei temi che ritroviamo con facilità, insieme soprattutto all'importanza dell'"IO" e di quello che ognuno di noi è. Questo è quello che rintracciamo come messaggio nelle sue opere: io sono TOSH e sono quello che vedete, continuerò a fare questo mettendoci tutto me stesso , portando avanti il mio pensiero , questo è quello che vuole dirci a ogni tela finita, dal 1995, dalla Gluten Art e dalle opere che guardate risultano leggere e di sollievo. Andrew riesce a guidare i nostri occhi e i nostri pensieri verso cosa sia davvero importante immedesimarsi per noi, in quel momento. Le figure forzano lo strato dei colori sulla tela alla ricerca di una propria immagine libera da criteri morali, verso una ricerca del senso comune. In tutto questo leggo la ricerca di un futuro fatto di bellezza e voglia di rendere la sua arte, alla portata di tutti e di educare in qualche modo il gusto e la vista, per riuscire a trasmettere la felicità di chi, tale arte, esegue a chi la osserva.
LA TECNICA
La tecnica della Screw Art è una tecnica poco conosciuta, l'obiettivo principale è quello di far conoscere questo tipo di arte. Negli ultimi anni Alessandro è riuscito a essere presente in Gallerie, Case d'asta, fiere d'arte in Italia e all'estero e importanti gala di beneficenza.
L'originalità di quest'opera è ovviamente la tecnica e l'effetto tridimensionale ottenuto avvitando delle comunissime viti in varie profondità che, dipingendo su di esse, si trasforma in un'opera contemporanea di scultura e pittura.
uno sguardo sul ‘900
La forza del colore
E’ l’inizio di un nuovo capitolo nella nostra relazione con l’arte moderna. Questo spazio è concepito come faro di creatività e di ispirazione per tutti coloro che la visitano.